
Itinerario di due settimane in Islanda in 4×4
In questo articolo, troverete il resoconto di viaggio del nostro itinerario di due settimane in Islanda in 4×4 camperizzato utilizzato per esplorare, oltre le mete classiche, anche l’entroterra di cui avevamo trovato pochissime informazioni prima del viaggio.
Girare l’Islanda in 4×4 rientra a pieno titolo tra le avventure che molti viaggiatori sognano di fare almeno una volta nella vita. Se nel 4×4 deciderete poi anche di dormirci, allora l’avventura sarà davvero incredibile!
L’Islanda, con i suoi paesaggi lunari, i contrasti di ghiaccio e fuoco, le distese sconfinate di deserti di sabbia e lava, evoca un fascino misterioso e promette di non lasciar deluso neppure il più scettico dei viaggiatori.
Avevamo letto molto dell’Islanda e volevamo, come sempre nei nostri viaggi, scoprire il suo lato meno turistico uscendo dal circuito esageratamente battuto della Ring Road, unica strada asfaltata che si snoda ad anello lungo il suo perimetro.
Il meteo incerto, che su quest’isola cambia rapidamente, mette a dura prova la pazienza di chi è abituato a 300 giorni di sole l’anno. Volevamo quindi avere la possibilità di spostarci in base al clima e ai nostri piani quotidiani senza dover sottostare alla prenotazione obbligatoria di appartamenti o B&B.
In Islanda, la soluzione del 4×4 (obbligatorio per uscire dalla Ring) camperizzato (così da poter dormire ovunque, purché ci fosse un camping) ci è sembrata quindi la soluzione migliore. In questo viaggio on the road, il mezzo di locomozione fa davvero la differenza: su 2500 Km percorsi, più di 500 km sono stati di strade sterrate (F-Roads) con numerosi guadi, impraticabili senza un buon 4×4 e un’attenta pianificazione.
Vi consigliamo questi siti per la pianificazione
- Epic Iceland: Blog approfondito sulle F-Roads
- Roads.is: Stato delle strade
- Safetravel.is: Allerte e Segnalazioni
- Vedur.is: Condizioni Metereologiche
- Windy: App meteo molto dettagliata
- Periodo: 3-17 agosto 2022
- Partecipanti: due famiglie composte da 2 adulti e 1 bambino/a di 4 anni ognuna
- Mezzo di Trasporto: Toyota Hilux con cellula abitativa, una a famiglia
- Km percorsi: 2500 km di cui 500 km di F-Roads
Qui il nostro articolo Come organizzare un viaggio in Islanda, per approfondire l’aspetto organizzativo.
Giorno 1
Vulcano Fagradasfjall
All’arrivo in aeroporto a Reykjavík, amici dall’Italia e media locali, ci avvisavano dell’eruzione del vulcano Fagradasfjall, iniziata poco prima del nostro arrivo. La notizia era già stata diffusa e stava creando un’eccitazione notevole, soprattutto tra i bambini che avrebbero visto per la prima volta la lava. Inizia così il nostro itinerario di due settimane in Islanda in 4×4.
I sentieri per raggiungere i punti di osservazione dell’eruzione, attrezzati dalla protezione civile, erano due.
Il più breve, quello che abbiamo scelto noi, circa 6 km a/r, richiede un allenamento medio e buona attrezzatura. Il vento che soffiava lungo il sentiero esposto, ha reso impegnativa la camminata, ma i bambini sono stati davvero in gamba e siamo riusciti ad arrivare in cima e vedere, anche se da lontano, la lava che fuoriusciva dalla bocca del vulcano. L’esperienza è stata unica.
Il sentiero più lungo, che permetteva di arrivare molto vicino, a pochi metri dalle colate laviche, è lungo 17 km e dopo poche ore dall’apertura, è stato chiuso ai minori di 11 anni (fortunatamente, aggiungo) per la difficoltà estrema del percorso.

















Dopo la discesa, abbiamo fatto una breve spesa e, stanchi morti, ci siamo diretti verso il primo camping, Strandakirkja Camping. Ad attenderci, verde manto erboso, doccia calda e servizi igienici. In loco, possibilità di acquistare uova fresche. Nell’area comune, lasciati da altri viaggiatori, condimenti e pasta per le emergenze.












Giorno 2
Cascata Haifoss
Dopo una notte fredda, in cui non avevamo ancora capito cosa metterci addosso la notte per dormire dentro al nostro camperizzato, ci siamo diretti verso la nostra prima strada sterrata che ci ha condotti alla prima di un’interminabile serie di cascate, Haifoss. Anche qui il vento non ci ha risparmiati! La vista è sensazionale. Come dice il nome, Haifoss è per gli Islandesi, la “cascata alta”; 128 metri di colonna d’acqua che si getta nel fiume sottostante, insieme alla vicina cascata Granni. Il panorama ci ha lasciati senza fiato.












F225, F208 e F224- Landmannalaugar
Subito dopo la visita alla cascata Haifoss, abbiamo proseguito in direzione Landmannalaugar attraverso la strada F225 (F-Road) con guadi di media difficoltà e paesaggi mozzafiato.
Questo primo incontro con l’entroterra è stato sicuramente d’effetto. La strada sterrata attraversa distese di sabbia nera vulcanica, circondati da roccia e licheni che rendono surreale il percorso fino alla meta e quasi monocromatico con sfumature del grigio e del nero, davvero lunare!
Subito prima di arrivare al camping, sulla F224, abbiamo incontrato un guado di media/grande profondità che ci avevano segnalato altri viaggiatori lungo la strada. Non tutti lo fanno per evitare il rischio di rimanere impantanati. C’è un parcheggio poco prima e una breve camminata per arrivare al camping.












Al nostro arrivo, le montagne del Landmannalaugar, sono color oro e sembrano risplendere in mille sfumature sotto la luce degli ultimi raggi solari del giorno. Cerchiamo di catturare con le macchine fotografiche ogni sfaccettatura ma la natura ancora una volta, immortalata in foto, perde parte del suo splendore. E cosi restiamo a guardarla cercando di fissare nella nostra memoria i dettagli di questo spettacolo.
Dopo una cena a base di tortellini portati dall’Italia, pernottiamo al Landmannalaugar Camping. L’area è affollata tra tende, camper e fuoristrada e i servizi igienici decisamente poco puliti. Ma per questa sera, non abbiamo molte alternative e ci addormentiamo sfiniti nei nostri 4×4.












Giorno 3
Landmannalaugar
Dopo una notte a 6 gradi, l’alba arriva presto (ad agosto le ore di luce sono ancora moltissime, infatti alle 3.40 a.m. è già giorno!) e il sole splende alto nel cielo e sulle montagne del Landmannalaugar.
Iniziamo un breve trekking ad anello (circa 6 km) partendo dal camping, attraversando il campo di lava, tra le montagne policromatiche di riolite del maestoso Brennisteinsalda. Ottime temperature, colorati crinali e i primi fenomeni geotermici che ci lasciano senza fiato. I bambini camminano tra le rocce, rincorrendosi ed esplorando l’area curiosi. Ritorniamo alla base costeggiando il fiume all’interno del canyon pronti per rimetterci in viaggio seguendo il nostro itinerario in 4×4.
















Bláhylur
Nel pomeriggio, percorrendo la F208, ci dirigiamo verso il cratere vulcanico Bláhylur, non troppo distante dal Landmannalaugar. La strada sterrata arriva esattamente sul ciglio del lago vulcanico formatosi all’interno del cratere e le sue acque turchesi creano un contrasto incredibile con il rosso della terra che lo circonda. Abbiamo portato a casa qualche scatto anche grazie al drone che ha catturato dall’alto, tutta la meraviglia di questo luogo.




F208 sud e F235 – Lago Langisjor
Proseguendo sulla F208 deviando su F235 (tra le più belle F-road d’Islanda), ci dirigiamo verso il Lago Langisjor. Qui, il panorama è surreale. La sabbia lavica a perdita d’occhio, le ore infinite di sentiero senza incrociare nessuno, il vento incessante, ci proiettano sulla luna. Qualche intrepido viaggiatore solitario lo percorre a piedi, altri in bicicletta. Impossibile non fermarsi ogni metro per fotografare ovunque.
L’unico camping (Langisjor Camping), vista lago, è composto da una casupola in legno dove c’è il bagno. Nient’altro. Anzi si, un lavandino per sciacquare i piatti, assolutamente originale. La notte è impegnativa, il vento arriva fortissimo, porta con sé acqua a scroscio. Non è semplice dormire con questo frastuono!




























Giorno 4
Al risveglio, il tempo non migliora e ci fa cambiare i piani del nostro itinerario in Islanda in 4×4. Non si può fare il trekking che pensavamo. Riprendiamo sotto pioggia battente la F235 e poi la F208, disseminate di muschio verde a perdita d’occhio, direzione Ring Road per raggiungere Vik.
Dopo due notti nell’entroterra, l’impatto con la Ring e il suo turismo da pullman pieni, è forte. Lungo la Ring Road però, non potevamo perdere due tra le cascate più famose d’Islanda.












Cascata Seljalandfoss
La caratteristica di Seljalandfoss è sicuramente la possibilità di poter passare facilmente con un breve camminamento, alle sue spalle e ammirarla da dietro l’enorme getto d’acqua. Essendo facilmente accessibile, il turismo qui non manca. Vi troverete a camminare insieme a molti altri turisti, in fila indiana per scattare le foto dall’interno della cascata, almeno in agosto.
Tuttavia la bellezza della natura si apprezza comunque, potente.








Cascata Skògafoss
Sicuramente se state studiando l’Islanda e programmando qui un viaggio, vi sarà capitato di vedere una foto di Skògafoss, tra le cascate più famose d’Islanda. Nella stagione estiva, è avvolta da pareti ricoperte di muschio verde brillante e il getto cade su pietre nere vulcaniche creando una cornice naturale davvero impressionante. Per chi vuole ammirare dall’alto questa imponente cascata, un sentiero laterale con 400 gradini vi condurrà proprio sopra il getto.




La sera ci fermiamo al Vik Campsite, ottimo campeggio pulitissimo e attrezzato con tutte le facilities, tra cui la tanto agognata asciugatrice. Per cena decidiamo di provare il ristorante Vietnamita (Wok on Vik) a pochi passi dal campeggio che non delude le nostre aspettative: enormi piatti di caldo e saporito Pad Thai ci hanno fatto concludere la giornata nel migliore dei modi.
Giorno 5
Questi giorni a Vik avremmo voluto sfruttarli per esplorare l’entroterra di questa zona e raggiungere Laki ma visto il diluvio incessante, abbiamo cambiato i nostri piani ed il nostro itinerario per dirigerci verso nord dove il meteo sembrava fosse più clemente.
Laki è entrato a far parte dei luoghi che -durante i nostri viaggi- avremmo voluto vedere e per qualche motivo, non siamo riusciti a vedere. Diciamo che ce n’è almeno uno in ogni viaggio!
Durante il tragitto, armati di poncho antipioggia, ci siamo fermati per una sosta imperdibile alla Diamond beach e alla laguna di Jökulsárlón.
Laguna di Jökulsárlón
Qui il ghiaccio incontra il mare e le foche nuotano indisturbate sotto gli occhi dei turisti increduli. Lo spettacolo è veramente incredibile. L’azzurro del ghiaccio riempie gli occhi e il primo avvistamento delle foche della vita, non si potrà dimenticare facilmente. I bambini scattano foto con le loro macchine fotografiche e seguono con lo sguardo incredulo, le nuotate delle foche tra gli iceberg della laguna di Jökulsárlón. Questi sono i momenti che ci ripagano di tutta la fatica fatta durante i viaggi avventurosi che organizziamo da quando Leo è nato.




















Diamond beach
Questa spiaggia nera deve il suo nome alla forte similitudine tra i piccoli iceberg che dalla laguna si depositano lungo queste rive attraverso le onde del mare, e lucenti diamanti. Vale assolutamente la pena fermarsi per scattare qualche foto a questa meraviglia.
Tips: utile Treppiede per la macchina fotografica, senza perdere di vista le onde!
Dopo questa sosta, proseguiamo in direzione Höfn dove ci fermiamo solo per la notte al Camping Höfn.




Giorno 6
Montagna Vestrahorn
Dopo una calda e ricca colazione in camper, ci dirigiamo verso la famosa montagna di Vestrahorn. Qui sorge la ricostruzione di un villaggio vichingo allestito anni addietro come set cinematografico. I bambini si divertono comunque moltissimo a scrutare l’enorme scheletro di balena adagiato, a salire sulla nave vichinga e ad esplorare gli interni delle case del villaggio.
Troverete al Viking café punto ristoro, alcune camere con bagno e biglietteria per visitare il villaggio vichingo.
Questa montagna è tra gli spot più fotografati d’Islanda, in tutte le stagioni. La nube che ne avvolgeva la cima, non ci ha permesso di ammirarla in tutta la sua maestosità ma ha creato un’atmosfera ideale per scattare qualche foto. A pochi passi dal parcheggio, una spiaggia nera ospita un’altra piccola colonia di foche.
Mangiamo un panino in macchina e ci dirigiamo verso i fiordi orientali lungo la Ring Road come da programma. Questo tratto di strada è incantevole, i fiordi orientali meritano una sosta e un’esplorazione dedicata. Ovviamente il tempo per vedere tutto non basta mai, ma forse qui una sosta sarebbe stata ben spesa.
















Borgarfjörður Eystri
Tiriamo dritto, siamo diretti a Borgarfjörður Eystri per vedere finalmente le Pulcinelle di mare. Ad agosto, sono prossime alla partenza verso luoghi caldi, ma con un po’ di pazienza e fortuna, le vediamo arrivare col becco pieno di pesci, verso le tane scavate come piccoli buchi, nella terra. Ci lasciano a bocca aperta, sono incantevoli e davvero buffe, con il loro becco arancione sempre ricco del pescato del giorno.
Prima di rientrare al Camping Borgarfjörður Eystri, ci siamo concessi una cena islandese al ristorante Blabjorg Guesthouse. Pietanze gustose e abbondanti in un tipico ristorante in legno, che mantiene un carattere davvero autentico. Sicuramente il posto migliore dove abbiamo cenato. Questa struttura ha anche alcune camere al piano superiore, assolutamente consigliate.
















Giorno 7
F905 – Askja
Il nostro itinerario di due settimane in Islanda in 4×4 è arrivato ad un punto saliente: siamo pronti di nuovo per l’entroterra e le sue F-Road, direzione: Askja. Tra le mete più attese di tutto il viaggio. Askja è un famoso vulcano, la cui caldera che misura complessivamente 50 km2 è interamente occupata dal lago Oskjuvatn. Accanto sorge il lago Viti, in una caldera minore.
Per arrivare ad Askja ci sono tre strade: la F88, rapida, si percorre velocemente perché presenta un buon fondo stradale ma con un grande guado (fiume Lindaà), la F905 più lunga con guadi di piccole-medie dimensioni ma con un fondo stradale sterrato più complicato con roccia e sabbie profonde che a volte rendono necessario l’utilizzo della prima marcia e all’occasione delle ridotte ed infine la F907, meno utilizzata, che si ricollega alla F905.
Il nostro piano era di arrivare ad Askja con la F905 (80-90 Km di sterrata, circa tre ore di auto) e valutare al ritorno se lo stato del fiume Lindaà avrebbe consentito il suo guado e percorre poi la F88.
Il viaggio di andata abbiamo percorso la F905 con tratti in cui la velocità media è 10 km/h data la difficoltà del sentiero. Lungo questo percorso, da percorrere con prudenza e necessariamente con 4×4, attraversiamo guadi, ammiriamo in lontananza una tempesta di sabbia, ci arrampichiamo con l’auto su distese di roccia lavica, aiutiamo un turista ad uscire dalla sabbia in cui si era imprudentemente avventurato con un mezzo non idoneo e finalmente, sfiniti, arriviamo al rifugio Dreki, dove possiamo parcheggiare il 4×4 e provare a dormire.
















La notte, come da allerta meteo comunicataci dal ranger, il vento arriva a toccare i 120 km/h e ci rende impossibile il sonno. Tranne ai bambini, loro se la dormono beatamente, incuranti del pericolo. Spostiamo il fuoristrada al riparo dal vento, per quanto possibile e riusciamo, con fatica a riposare qualche ora prima del giorno.
Tips: Il rifugio di Askja è composto da una struttura centrale in legno dove si trovano alcune camerate in cui, previa prenotazione, è possibile dormire e un’area comune con tavoli e cucina dove consumare i pasti da preparare in autonomia. Non ci sono ristoranti o aree ristoro per cui è necessario avere del cibo con sè. Una piccola struttura distaccata è la sede dei ranger che gestiscono l’area e sono informati sullo stato dei sentieri, dei guadi e delle eventuali variazioni climatiche. Sono disponibili per informazioni e vi raccomandiamo di consultarli prima di intraprendere qualunque percorso nell’area.
Noi non abbiamo usufruito delle camerate, potendo dormire nel fuoristrada, ma solo delle aree condivise con gli altri viaggiatori, per mangiare. Alcuni più temerari, hanno trascorso la notte in tenda.
Giorno 8
Askja
Le condizioni meteo al nostro risveglio, non erano ancora ottimali. Abbiamo deciso quindi di fare una breve escursione nel Canyon accanto al rifugio e nel pomeriggio, avvicinarci al cratere di Askja (5km di camminata a/r pianeggiante).
Ad Askja il paesaggio è davvero strepitoso, c’è neve in cima e quasi nessuno ad ammirarlo. I bambini si sono divertiti a giocare con la neve una volta arrivati a destinazione.
Io in realtà, non mi sono unita alla spedizione e ho preferito aspettarli al caldo nel rifugio, sorseggiando una tazza di the fumante. Qui ho conosciuto un gruppo di viaggiatori francesi guidati da una combo davvero originale: un franco-islandese 70 enne e un siciliano vulcanologo in pensione, entrambi guide di viaggi. Leonardo al ritorno, ha fatto tantissime domande al vulcanologo ed era davvero curioso di come riuscissero a prelevare campioni di lava bollente senza scottarsi. Alla fine ha ricevuto in dono le “bombette di lava”, piccoli frammenti di lava solidificata prima dell’impatto al suolo.




















Giorno 9
F88 – Mývatn
Al risveglio ci attendono 90 km di sterrato per tornare “nella civiltà”. Il nostro itinerario di due settimane in Islanda in 4×4 prosegue in direzione del Lago Mývatn.
Prima di ripartire, abbiamo chiesto ai Ranger la fattibilità del guado del fiume Lindaà e ci hanno dato l’ok per l’attraversamento. Ci siamo così avventurati al ritorno, in uno dei guadi più alti del viaggio (55-60 cm). L’acqua del fiume con una discreta corrente, arrivava fino ai fanali della Toyota e ci ha fatto stare col fiato sospeso fino al completo attraversamento. Per agevolare il lungo attraversamento sono posizionati dei paletti lungo la direzione da seguire, pratica comune per i guadi più difficoltosi. I bambini, non curanti dei pericoli, si sono divertiti come pazzi a vedere la macchina che si avventurava nell’acqua cosi alta.
In foto, due scatti che rendono bene l’idea -rispettivamente da drone e da telefono- mentre eravamo nel guado.








Area geotermica di Hverir
Lungo la Ring Road ci fermiamo in alcuni famosi punti di interesse tra cui l’area geotermica di Hverir, con le sue pozze sulfuree e i suoi vapori di zolfo. Qui possiamo camminare proprio accanto al fango che ribolle creando delle scenografiche coreografie. Per direzionare e limitare i vapori invece, sono stati creati dei canali formati da pietre e i bambini si divertono a correre all’interno del fumo che si genera e che odora di zolfo.




















Víti, Leirhnjúkur e Krafla Lava field
Proseguendo incontriamo il lago Víti, vulcanico e facilmente accessibile, si staglia cosi azzurro sulla terra rossa regalandoci immagini splendide.
A poca distanza raggiungiamo Leirhnjúkur e Krafla Lava field. Pur essendo lungo la Ring, sono mete meno turistiche e potrete visitarle con calma e senza eccesivo affollamento. Meritano una sosta.
Arriviamo finalmente al camping Mývatn, molto scenografico per la sua posizione e con numerosi servizi (tra cui lavasciuga) lungo le rive del lago. Qui i moscerini da cui prende il nome il lago impediscono qualsiasi attività all’aperto almeno fino al tramonto, ma noi siamo talmente stanchi che ceniamo in camper e ci dedichiamo al sonno.




















Giorno 10
Cascata Dettifoss
Proseguendo lungo la Ring Road, raggiungiamo Dettifoss.
Quando si decide di vedere Dettifoss ci si trova di fronte ad un interrogativo: da quale versante è meglio vederla? Le opzioni sono due: Il versante est lungo la strada 864 o il versante ovest sulla 862. A meno di tornare indietro non si può vederla da entrambe le parti. Dal versante ovest avrete una vista frontale ma più lontana della cascata; dal versante est invece, una vista laterale ma a pochi metri dall’enorme getto d’acqua che si tuffa a valle. Il frastuono dell’acqua è indescrivibile, cosi come la sua portata che la rende la cascata più potente d’Europa.
Noi abbiamo optato per questa seconda opzione. Scelta che ci ha precluso la possibilità di attraversale il canyon scenografico del parco dell’Ásbyrgi. (Se avete tempo, segnatevelo!) Ma ogni scelta comporta la rinuncia di un pezzettino di questa incredibile isola!












Húsavík – Whale watching
Seguiamo il nostro itinerario in Islanda dirigendoci poi verso Húsavík per l’attesissimo Whale watching, l’avvistamento delle Balene. Prenotiamo per le 17.30 l’uscita in mare sulla barca, circa 80 euro a persona, escursione della durata di 3 ore, noi abbiamo scelto la compagnia North Sailing. L’avvistamento non è garantito ma le percentuali di avvistamento si aggirano intorno al 95%, ci dicono. Anche se le barche intorno sono troppe, il che ci fa pensare che probabilmente un disturbo all’animale lo arrechino, vederle emergere, respirare, nuotare a pochi metri dalla barca, è davvero emozionante. I bambini aspettano pazienti l’avvistamento, vedono le code che si immergono ed i soffi dallo sfiatatoio e si rendono conto del meraviglioso animale che nuota a poca distanza da loro. Questo senza dubbio, li ripaga dell’impegno.
Al nostro ritorno al porto, ci fermiamo a cena al ristorante Gamli Baukur, un delizioso locale interamente in legno che richiama molto gli interni di un’antica imbarcazione. Sformato di merluzzo, zuppa di scampi, gustosa birra Islandese ci regalano un fine giornata davvero soddisfacente!
Sosta al Camping Húsavík, essenziale ma con una posizione davvero comoda per raggiungere a piedi i principali punti di interesse.




















Giorno 11
Húsavík – Museo delle Balene
Al risveglio, ci dedichiamo al Museo delle Balene, consigliatissimo. Gli scheletri di questi enormi cetacei sono impressionanti. Le spiegazioni sono chiare e si possono persino toccare con mano alcune ossa messe a disposizione per comprendere meglio le dimensioni e il peso. Leonardo è rimasto particolarmente colpito dallo scheletro dell’orca, tra i suoi predatori preferiti. Si possono notare bene i denti aguzzi e le dimensioni. Leo ha studiato l’enorme bocca delle balene, con i fanoni – lunghissime lamine usate come filtro durante i pasti- che sembrano spazzole. Ha visto lo scheletro di un narvalo, col suo dente affusolato che ci ha ricordato un animale di fantasia. Davvero imperdibile!
















Cascata Goðafoss
Riprendiamo la Ring Road direzione Goðafoss, la famosissima “cascata degli Dei”. Questa spettacolare cascata deve il suo nome ad un fatto interessante della storia islandese. Nell’anno 1000 d.C., narra la leggenda, uno tra i governatori durante il processo di cristianizzazione dell’isola, lanciò nelle acque di Goðafoss tutti i suoi idoli pagani, sostituendo così gli dei vichinghi con il dio cristiano. Oggi di mistico, oltre la potenza della natura, resta poco data la mole di gente scaricata da pullman turistici di croceristi mordi e fuggi. Non riusciamo mai troppo ad apprezzare esperienze immersive nella natura se intorno ci sono centinaia di persone. Preferiamo di gran lunga luoghi meno “famosi” e meno “Instagrammabili” per godere da soli della meraviglia di Madre Natura, ma questo resta il nostro personalissimo punto di vista!
